Roma
Stretti l'un l'altro stanno gli armenti
mentre bagliori su colli minori
scaldano un poco in quei bui momenti
la vita rude dei pochi pastori.
Fato diverso accompagna gli uccelli
traccia l'aratro un solco di terra
un'ira mortale divide i fratelli
e scoppia funesta come una guerra.
Uniti qual sono incuton terrore
alle donne rapite, portate sul colle
grida sabine con grande furore
levansi acute contro quel gesto folle.
Chinano il capo le genti vicine
aumenta l'unione, raddoppian le turbe
e nella storia che segue a confine
si allargano ancora le mura dell 'Urbe.
Chiamansi Ramni, Tizii e Luceri
il popolo tutto è organizzato
e nella tuscia civile di ieri
il dominio di essi è ormai dilagato.
Cultura diversa, s'incrocia, si fonde
e spinge le schiere per lidi lontani
hanno varcato già tutte le sponde,
soggiacciono ovunque ai prodi romani.
Invidia, congiura, agiatezza sfrenata
prospera allegra per tutto l'impero
e non respinge quell'orda affamata
che sciama dall'alpe col grido straniero.
Secoli e secoli sono serviti
per seminare e raccogliere il frutto
in pochi lustri guerrieri abbrutiti
sono riusciti a distruggere tutto.
pregno di forza e fierezza mai doma
s'ergono ovunque imponenti rovine
testimoni grandiose e perenni di Roma.
Angelo Giustini
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